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Femminili singolari, il femminismo è nelle parole #recensioni

AUTRICE DEL LIBRO LA BLOGGER SOCIO LINGUISTA VERA GHENO 

Sapevate che l’italiano prevede l’utilizzo di termini come Avvocata, Architetta, Sindaca?

Un tempo non troppo lontano, molte professioni erano destinate solo agli uomini, quindi non c’era l’esigenza di riconoscerne il genere. Oggi per fortuna le cose sono cambiate, ma come tutti sappiamo, nonostante nella natura umana ci sia una notevole capacità di adattamento, il cambiamento rimane sempre un piccolo sforzo da affrontare.
E qui casca l’asino!


Vera Gheno, socio linguista, collaboratrice dell’Accademia della Crusca e di Zanichelli, autrice di questo libro ci invita a riflettere sul nostro linguaggio quotidiano e su quante volte inciampiamo sui nostri stessi piedi senza accorgercene. E per quanto anche lo Zanichelli si sia tinto di rosa già dagli anni 90, inserendo ben 800 professioni declinate al femminile, vedi ingegnere/ingenera queste non vengono spesso utilizzate perché cacofoniche, perché fa più figo se sono donna e lascio declinato al maschile, per sentire meno le differenze.
No donne, passatemi una piccola citazione dalla Casa di Carta e sentitevi come Nairobi quando annuncia soddisfatta l’inizio del matriarcatoNAIROBI

                                                                                                                                         foto: hallofseries google

Differenze sì ma che siano accompagnate dalla parità di genere

In italiano è corretto lasciare la declinazione al maschile se pure si parla di una donna, ma sappiate che potete scegliere anche la declinazione al femminile.

Da quando ho letto il suo libro ho modificato alcuni modi di dire a cui non davo grande importanza, ho aggiunto qualche parola al mio vocabolario (che è sempre alla ricerca della parola giusta… quella che non arriva mai e che viene regolarmente sostituita dalla più inflazionata  🤦🏻‍♀️ !). Ho smesso di insultare le mamme degli “stroxxi” ogni volta che ce l’ho con qualcuno evitando così di insultarmi senza accorgermene! Ma ho anche capito che declinare una professione al femminile non è solo giusto, ma può voler dire tanto per modificare una cultura ancora fragile per noi donne.

La lingua è lo specchio della società

Mi accodo al pensiero di Vera dicendovi che non ritengo che uomini e donne siano uguali, anzi penso che abbiano delle bellissime differenze, anche da custodire, ma che questo non impedisca loro di essere pari.

Vi lascio con una riflessione sull’ultimo capitolo che è stato il mio preferito:
“Quando di femminile si muore: il femminicidio non è un semplice omicidio femminile, ma quello in cui una donna viene uccisa in quanto donna. E se noi tutti facessimo entrare nell’uso comune certe parole che identificano le donne al pari degli uomini aiuteremmo a far crescere questo senso di parità dove ancora evidentemente non c’è”.


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